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Dalla più grande città del mondo antico al montuoso entroterra sud-orientale: tre giorni per concedersi un tuffo indietro nel passato tra gioielli di architettura e storia.

Che siate amanti del mare o della montagna, dell'architettura o della gastronomia, del silenzio o del caos cittadino non farà differenza, questo itinerario riesce ad accogliere e soddisfare le esigenze di ogni turista. Siracusa la rivale di Atene per eccellenza, Noto il sontuoso giardino capitale del barocco e i paesi degli Iblei, profonde gole rocciose e paesaggi aspri a contorno di stupende cittadine barocche arricchite da caratteristici musei. Mito, storia, poesia, arte e cultura: ogni città è una raccolta di suggestioni emozioni e ricordi. Automobilisticamente percorribili senza intoppi e ben collegate tra di loro, costituiscono un esempio di itinerario mirabilmente turistico e allettante, da modellare a proprio piacimento e perfettamente realizzabile in tre giorni.

 

 

 

Primo giorno: Siracusa- la Polis greca e le vestigia post-elleniche.

In un piccolo isolotto allungato fra le onde, confine naturale fra il Porto Grande ed il Porto Piccolo, batte il cuore di Siracusa. Nata fra le azzurre acque del fiume Ciane e le morbide chiome di ninfe leggiadre, l’identità di questi luoghi è la perfetta sintesi di culture e civiltà che nel tempo vi hanno dimorato, lasciandovi l’impronta della propria essenza. Ogni angolo del centro storico della città, dice tutto della stratificazione culturale creatasi: l’imponenza del tempio di Minerva, perla di una piazza scenografica e luminosa, ornata da palazzi prestigiosi: Palazzo Beneventano del Bosco, Palazzo Vermexio, Palazzo dell’Arcivescovado, e Palazzo Borgia del Casale che, insieme alla Chiesa di Santa Lucia alla Badia. Scendendo per la stretta via si raggiunge la mitica Fonte Aretusa e, costeggiando il lungomare Alfeo, si conquista progressivamente alla vista il duecentesco Castello Maniace, dimora dello Stupor Mundi, l’imperatore Federico II. L’imponenza della grecità dell’antica colonia corinzia si offre poi al visitatore nel Parco archeologico della Neapolis, nella parte alta della città. Altre numerosissime tracce dell’età greca, ma anche delle età preistoriche e delle successive, sono raccolte nel Museo Archeologico “Paolo Orsi”, uno dei più importanti del proprio genere sul territorio nazionale, distante poche centinaia di metri dalla zona archeologica. A ridosso del Museo si trova poi il complesso della Chiesa di San Giovanni alle Catacombe. Qui si snodano le omonime catacombe, esteso labirinto risalente al IV-V secolo d.C., rifugio di una delle prime comunità cristiane.

 

Secondo giorno: Noto-il giardino di pietra.

Il secondo giorno irrompe il maestoso Giardino di pietra di Noto. E’ qui che la maestria umana ha raggiunto vertici divini, anche in ossequio allo slancio verso l’alto dei porporati e potentati del tempo, impegnati in una faticosa opera di ricostruzione dopo il terribile sisma del 1693. Partendo dalla scenografica Porta Reale che apre il Corso Vittorio Emanuele, lungo il quale fiorisce il giardino di pietra, si raggiungono una dopo l’altra le splendide chiese di Noto, veri capolavori architettonici: la chiesa di S. Chiara, la Cattedrale di San Nicolò, al culmine di una scenografica scalinata. In fondo alla salita di via Nicolaci, sede del coloratissimo tappeto di petali dell’“Infiorata” di primavera, si trova la settecentesca suggestiva Chiesa di Montevergine. Palazzo Nicolaci, lungo la omonima via, presenta una serie di balconi splendidamente sorretti da caratteristiche mensole zoomorfe e antropomorfe, con interessanti figure di sirene, chimere, mascheroni, centauri, ippogrifi e sfingi. Proseguendo il cammino, mentre lo sguardo spazia da un lato all’altro della via principale, ora ammirando il complesso della Basilica del SS. Salvatore, ora arrivando alla piazza XVI Maggio dominata dall’elegante facciata convessa della Chiesa di S. Domenico, si può poi salire alla sovrastante e parallela via Cavour, fiancheggiata da maestosi palazzi nobiliari. Il percorso prosegue poi nei dintorni della città moderna, tra gli ulivi secolari e i mandorli della campagna netina. Procedendo verso la zona collinare di San Corrado fuori le mura, dove si trova il solitario e tranquillo Eremo, superato il suggestivo Santuario di Madonna della Scala, si raggiungono le possenti mura cinquecentesche di Noto Antica, l'antica città che si sviluppava lungo il crinale dell'Alveria.

 

Terzo giornol'identità iblea. Palazzolo Acreide - Buscemi - Canicattini B.

Il terzo giorno è ancora dedicato ad un sito UNESCO, Palazzolo. Siamo sull’altipiano ibleo, nel cuore di un paesaggio rurale antico, segnato da profonde incisioni nel calcare. La zona archeologica, con il Teatro del Cielo, stupenda bomboniera greca, è posta in una posizione panoramica eccezionale, domina la valle dell’Anapo. A ridosso del teatro vi sono i resti del Tempio di Afrodite, a sud-est le Latomie dette dell’Intagliata e della Intagliatella, e più in basso i Santoni, bassorilievi scolpiti nel calcare, testimonianza del culto di Cibele. L’attuale abitato si sviluppa tra chiese ed edifici barocchi dalle facciate maestose. Tra le più rilevanti la Chiesa di San Sebastiano nella scenografica Piazza del Popolo, la basilica di San Paolo e la Chiesa dell’Annunziata, dove fu ritrovato la preziosa “Annunciazione” di Antonello da Messina, oggi custodito presso la Galleria di Palazzo Bellomo a Siracusa. Il sito, inserito nel 2002 nella World Heritage List, offre poi le a superba balconata barocca del settecentesco palazzo Caruso, la più lunga del mondo con i suoi 27 mensoloni a “sberleffo” differenti l’uno dall’altro. Quindi, la casa-Museo “Antonino Uccello”, pregevole raccolta di importanti testimonianze della civiltà contadina iblea. Un’altra bomboniera che vale una visita è il Museo dei Viaggiatori di Palazzo Vaccaro, raccolta di carte di viaggio, taccuini, mappe, acqueforti legate al “Grand Tour” settecentesco. Il percorso prosegue, poi, salendo a Buscemi, centro abitato che gode di una particolare collocazione, come un grande teatro naturale che domina la valle del fiume Anapo. Tra i vicoli del quartiere medievale, le numerose chiese ed i palazzi settecenteschi, si snoda un itinerario etno-antropologico d’altri tempi, che offre otto ambienti, tra domestici e di lavoro, in cui si realizzava la vita del contadino ibleo. Scendendo poi a Canicattini Bagni, trionfo architettonico del liberty ibleo, si visita il Museo del Tessuto - Casa dell’Emigrante, anch’esso una finestra sul mondo rurale ibleo e pregevole esempio di raccolta delle identità locali legate al fenomeno dell’emigrazione. 

 

 

 

 

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