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28/05/2016 - Siracusa

Alcesti di Euripide

52° ciclo di Rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa


Teatro Greco di Siracusa

ore 18.45


Alcesti è la tragedia di Euripide più antica giunta fino a noi e risale probabilmente al 438 a.C. Rappresenta il coraggio è la fedeltà, tutte qualità ripagate da un lieto fine. Ma è anche l'emblema della donna perfetta per l'epoca: sposa devota e madre affettuosa.

 

Il dio Apollo, come punizione per avere ucciso i Ciclopi, viene inviato da Zeus a vivere come schiavo in casa di Admeto, re di Fere, in Tessaglia. Per ricambiarlo della sua generosa accoglienza, Apollo ottiene dalle Moire che l'amico possa essere sottratto a Thanatos, dio della morte, ma ad un patto: che qualcuno si sacrifichi al posto suo.

Tuttavia, nessuno, nemmeno gli anziani genitori, è disposto a farlo Solo Alcesti, amata sposa del sovrano, si offre volontaria per amore del marito. Quando si presenta Thanatos, Apollo tenta inutilmente di convincerlo a risparmiare la donna. Ella è ormai rassegnata ed il coro dei cittadini annuncia che è pronta a morire. Alcesti pronuncia il suo toccante commiato in cui accusa i suoceri di egoismo, saluta il sole e rimpiange il felice talamo nuziale. Nel salutare il marito, gli testimonia il suo amore, rappresentato dal sacrificio. Prima di morire, però, gli fa promettere che nessuna donna prenderà mai il suo posto, anche per preservare i figli da una matrigna che non li amerebbe.

Poi, Alcesti muore, mentre i figli le stringono affettuosamente la mano.

 

Mentre la reggia si prepara ai funerali, giunge a palazzo Ercole (o Eracle) che, ignaro di tutto, chiede ospitalità perchè intento in una delle dodici fatiche. Admeto, generoso come sempre, lo accoglie con tutti gli onori e ordina che gli si prepari un abbondante pasto. L'eroe nota la sua afflizione, ma il re, per non metterlo a disagio, racconta solo che è morta una donna che viveva nella casa senza essere una consanguinea. Poi Admeto va alle esequie della moglie, dove si mostra adirato verso il padre Ferete, ritenuto colpevole della morte di Alcesti, ricevendone uìin cambio una accusa di codardia. (Il passaggio mostra una mancanza di reverenza e sottomissione nei confronti della figura paterna del tutto inedita per quell'epoca)

Ercole, rimasto solo, si abbandona a ubriachezza e schiamazzi suscitando il risentimento della casa. Quando un servo gli rivela il motivo della tristezza che alegga tra le mura, l'eroe si sente in colpa e decide di farsi perdonare. Si apposta quindi nei pressi della tomba e, dopo avere elogiato Admeto ed Alcesti, ingaggia una dura lotta contro Thanatos, riuscendo infine a riportarla nel regno dei vivi.

Però, per mettere alla prova la fedeltà del re, non gli rivela di averla salvata e porta al suo cospetto una donna velata, dicendo di averla vinta in una gara e chiedendogli di ospitarla. Admento, distrutto dal dolore, vorrebbe evitare la presenza della fanciulla, che gli ricorda Alcesti e si rifiuta anche solo di toccarla per onorare la promessa fatta alla defunta sposa. Però, per compiacere il proprio ospite, accetta di guardarla in volto e scopre così che si tratta proprio della sua amata sposa.

 

Alcesti e Admeto tornano quindi a vivere insieme in un lieto fine, come in una favola moderna.


Per saperne di più: http://www.indafondazione.org

 

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